Il lavoro del futuro. Opportunità e incognite

Il lavoro del futuro. Opportunità e incognite

Il passaggio storico che stiamo vivendo è caratterizzato da molte incognite, soprattutto se si guarda al lavoro del futuro. La chiave per comprendere meglio questi cambiamenti si chiama reskilling.

C’è ancora spazio per l’uomo?

Il presente periodo storico, soprattutto in ambito lavorativo, è caratterizzato da un inarrestabile processo di automazione che, nel futuro prossimo, cancellerà molti lavori attualmente esistenti.

Questo processo genera sensazioni diverse se guardato dal punto di vista del consumatore o dal punto di vista del lavoratore.

Se, infatti, l’automazione consentirà di avere prodotti e servizi migliori a prezzi più contenuti (grazie all’abbattimento dei costi di produzione/erogazione), dall’altra parte getta nello sconforto il lavoratore che teme di essere “messo da parte”, se il suo lavoro potrà essere svolto egregiamente da una macchina.

A mettere in evidenza questo stato di incertezza e diffidenza è uno studio del Pew Research Center, che mostra come 7 persone su 10 ritengono che sarà difficile trovare lavoro in un futuro in cui i robot svolgeranno mansioni che oggi sono appannaggio degli esseri umani.

La situazione italiana

Queste preoccupazioni si sommano a quelle dovute ad altri fenomeni che stanno cambiando radicalmente il mondo del lavoro, primo fra tutti la delocalizzazione.

Gli effetti di questo clima di incertezza sono già visibili, a partire da un crollo della natalità nel nostro Paese.

Tuttavia, il modo per non perdere competitività c’è e si chiama reskilling. Il termine, mutuato dall’inglese, significa letteralmente “rigenerare le competenze” e in questo caso si intende le competenze nel mondo digital.

Le competenze digitali, infatti, sono la chiave per entrare in maniera serena e produttiva nel mondo del lavoro del futuro.

Cosa fare?

Finora si è fatto molto poco. Il reskilling prevede investimenti nella formazione, per far sì che la cittadini e lavoratori siano capaci di interfacciarsi al meglio con la tecnologia. Ciò vale tanto per chi si affaccia nel mondo del lavoro quanto per chi già vi è dentro.

L’incertezza nei confronti dell’automazione può portare a un netto rifiuto, che può essere contrastato soltanto se lo Stato sarà in grado di adottare delle precauzioni e di avere una programmazione di lungo periodo che vada nella direzione della formazione e del merito nei confronti di quelle imprese che porteranno innovazione.

A oggi non sembrano essere presenti progetti o programmazioni di lungo raggio e soltanto un’inversione di tendenza, da parte dello Stato in primis e dalle imprese poi, può garantire all’Italia di mantenere e, perché no, accrescere la sua competitività nel panorama internazionale.

 

 



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