31 Ago Riflessioni sul Lavoro 4.0 visto dai giovani
Connesso, condiviso, smart. Alcuni spunti di riflessione sul lavoro 4.0 a partire dal punto di vista dei suoi attori principali, i giovani.
Come sarà il lavoro 4.0?
Finalmente, anche l’Italia è entrata nella fase operativa della rivoluzione di Industria 4.0, che ha già dimostrato ampiamente di essere una delle più importanti occasioni di sviluppo del nostro tempo.
Tuttavia, risulta ancora esservi della confusione quando si tratta di tracciare le linee per comprendere quale sarà il lavoro del futuro, il lavoro 4.0.
Una ricerca condotta da AgID ha preso in esame il lavoro (e il suo futuro) prendendo spunto da coloro i quali si trovano, più degli altri a interagire con il lavoro 4.0.
Emerge un quadro in continua evoluzione, in cui però vi sono alcune direttrici che prescindono dai repentini cambiamenti che caratterizzano il lavoro 4.0; in particolare, il lavoro del futuro sarà connesso, condiviso e smart.
Smart working, organizzazione del lavoro e formazione
Fino a pochi anni fa, lavorare a distanza era visto come un qualcosa di eccezionale, poco redditizio e, per certi aspetti, poco funzionale. Nel giro di pochi anni, però, lo smart working è diventato una realtà molto solida, grazie soprattutto alle tecnologie che hanno consentito una repentina evoluzione di questa tipologia di lavoro.
Chi già oggi lavora seguendo il modello dello smart working non ha dubbi sul fatto che l’industria del futuro prossimo sarà molto diversa rispetto a quella odierna, a patto che emergano nuove figure professionali e nuove competenze.
Le nuove tecnologie influiranno anche sull’organizzazione del lavoro, in maniera positiva, migliorando sensibilmente lo scambio di informazioni.
Infine, i giovani vedono il mondo del lavoro 4.0 come indissolubilmente legato alla formazione; sarà un mondo più connesso ma anche meno stabile. Quindi sarà necessario avere accesso a una formazione ampia e che consenta di variare da un lavoro a un altro. In particolare è urgente colmare il gap che si creato tra le tecnologie e la reale capacità di utilizzarle.
Conclusioni
A dispetto dei luoghi comuni, i giovani non hanno paura di “sporcarsi le mani” e, anzi, emerge come spesso e volentieri siano in grado di anticipare le reali necessità del lavoro del futuro.
Bisognerà aspettare e capire se potranno avere risposte concrete dal mondo politico, sindacale e dell’istruzione e se questi attori saranno in grado di cogliere al volo le sfide che la rivoluzione tecnologia in corso sta mettendo in campo.